giovedì 1 giugno 2017

I distratti

Distratti i quattro distratti dal biancore intermittente,
lungo strade di corallo ancora intonso,
che poi, detto tra noi, quello non è nemmeno così rosso.
Non gli s'è sciaguattata addosso la marea di mille anni:
è un corallo cresciuto ramengo tra le vette della montagna più alta che conosci,
tra il freddo,
tra il biancore del ghiacci assolati da un sole vicino, quasi stretto,
tra aria pungete sferzata dal vento.
Proprio là,
dove si osservano i pascoli lontani
e l'incresparsi dell'erba dal verde più acceso che conosci ti fa venire il dubbio che quel verde sia il vero verde, e che quel verdino di merda che ti ritrovi in giardino sia solo il più pallido del suo darsi, una partecipazione per sbieco.
A dire il vero, andrebbe riformulato tutto:
distratti i distratti dal biancore intermittente,
lungo strade di pietra bagnata dalla pioggia della notte,
mentre adesso c'è del sole ed è mattino,
e ci sono le pozzanghere,
che un bambino con un guscio di noce ci passerebbe un pomeriggio a divertirsi con la sua barchetta.
Abbiamo capito che le strade non sono di corallo,
ma fredde e dure,
di marmo.
E quei distratti, che riformulando potrebbero chiamarsi i sovrappensiero, ovvero quelli con la testa tra le nuvole, se ne stavano con la testa tra le nuvole per vari motivi.
Che poi, detto tra noi, se la gente ti vede con la testa tra le nuvole ti chiama distratto o sovrappensiero.
Parecchia gente è distratta.
Quei distratti di cui parlavamo al principio di questo scritto erano distratti per quattro motivi che mi appesto rapidamente ad elencare:
ora, ad esser sinceri, non me li ricordo,
non mi sovviene,
ma mi sovvien l'eterno,
e il suon di Lei.
Lei che è vestita di clorofilla,
e ce l'ho immortalata nella pupilla, mentre si dà il mascara nel bagno di un bar dell'autostrada che puzza di piscio. L'autogrill tra Firenze e Bologna, in quella notte senza stelle, che avevi il gesso alla mano destra e la mattina ti eri sparato un segone di mancino. Quella sera che lei si truccava e tu la guardavi con un dubbio in testa: chi dei due ha sbagliato bagno?
Poi la mano ti faceva male, e quella era una donna sola all'apparenza, te ne accorgi quando il suo braccio e la sua mano scivolano giù da quel suo corpo sinuoso dalle tette immense, e ancora con il mascara tenuto come una penna è tenuta in mano da una sexy professoressa, si stringe il pacco tra le gambe, quel pacco che non avevi notato e che non è più grosso del tuo, sicuro come la risurrezione di Cristo salvatore, e ti dice: vuoi essere il primo?
Al che mi sciacquai il viso come può sciacquarsi il viso uno col gesso, impacciato come la prima volta che ti metti un preservativo mentre ti tremano le mani, che il terremoto è iniziato, che poi nulla sarà più come prima. Sto bene così, grazie- risposi lei dopo averci pensato per almeno novanta secondi mentre i neon del bagno lampeggiavano e l'acqua aveva smesso di scorrere. Poi si accese una sigaretta, mi guardò sorpresa e la guardai sorpreso. Il marmo del pavimento era lucido da sembrare molle, qua e là dei pezzetti di carta color carta.
I distratti coi cui abbiamo aperto non erano quattro ma solo uno, me medesimo. I motivi della distrazione non erano quattro, ma uno soltanto: lei.
Quel lei/lui con degli occhi troppo belli, merito delle lenti, sicuro.
Salgo in macchina e inizio a masticare un bastoncino di liquirizia, visto che ho smesso di fumare. Ma non sono nervoso, chi cazzo ti ha detto che sono nervoso, ma che cazzo vuoi?
Penso, non parto, il bastoncino ha adesso la testa bianchiccia e sembra lo spazzolino da denti di uno che non l'ha mai cambiato. Come si chiamerà? Parto col dubbio. Il non sapere mi rende appagato.
Durante il tragitto rutteggio quel cazzo di giapponese del cazzo. Distratto, sbaglio l'uscita e mi ritrovo a Frittole, nei boschi, nel verde.
Ho deciso di dormire qui, alle prime luci dell'alba ritroverò la strada. Poi comincia a piovere, benedetta la miseria. Ho anche una macchina che non è mia, col cambio automatico. Alterno un Padre nostro a un om scomposto, un urlo di disappunto a un segno della croce. Riprendo l'autostrada nella direzione opposta, ma non in contromano. Sono a casa che è quasi giorno. Il distratto, distratto mentre tornava da una cena, in un posto puzzolente ma abbagliante e lampeggiante, distratto da un essere di cui non so il nome ma che mi ha distratto.

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