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Sembra diventato un rituale, il punto della situazione lo faccio sempre il giorno del mio compleanno. Dal rito un giorno nascerà un mito, e via verso nuovi riti pronti per essere mitizzati.
Avvenimenti degni di nota ce ne sono stati molti, basti pensare che per ben tre volte sono scampato alla morte. Per il resto tutto bene, normale amministrazione di una vita simile a molte altre. Appena computi venticinque anni, era agosto, mi trovavo a giro con i cani, in una di quelle mie solite passeggiate nelle quali cerco di spegnere la mente per abbandonarmi alla ricerca di qualcosa che, in verità, non so cosa sia. Faccio per raccogliere un legno da tirare ai cani e, come lo tocco, una vipera mi morde il braccio. Vien da sé che ho fatto una corsa in macchina fino all'ospedale, dove mi hanno detto che rischiavo di restarci secco. Altrimenti non ci sarei andato, lo pensai ma non lo dissi al dottore. Può capitare. In ottobre il tetto della mia casa ha preso fuoco mentre dormivamo, perché i mie vicini hanno fatto una stufa artigianale che ora non sto a spiegare, alle tre di notte siamo stati svegliati dai cani che abbaiavano come pazzi. Poi sono arrivati i pompieri e hanno spento tutto. La casa è stata inagibile per due settimane durante le quali ho dormito da mia mamma. È passato molto tempo e c'è ancora puzzo di bruciato. I pompieri ci dissero che era andata bene, potevamo morire nel sonno e chi s'era visto s'era visto. E quegli stupidi dei miei vicini non hanno battuto ciglio, manco ci hanno offerto una cena. Mentre i muratori facevano i lavori e imbiancavano, sembrava che ci stessero facendo un favore, una sorta di regalo, leggevo negli occhi dei vicini, appunto, un forte disappunto. Sono uno che porta rancore, non ho resistito al desiderio di graffiargli la macchina con le chiavi. Ho goduto. In dicembre stavo andando a Pisa a portare mio fratello all'aeroporto e un tamarro con una Golf di merda ci ha tamponati. Mi sono svegliato in ospedale. Macchina distrutta, mio fratello con un braccio rotto e io con un trauma cranico. Tutti a dire che ero un miracolato, che Dio voleva tenermi in vita perché ero destinato a fare grandi cose. Ma di quelle grandi cose alle quali avrei dovuto essere destinato, per ora, non ce n'è stata traccia.
Questo è il quadro iniziale giusto per farvi capire alcune cose importanti. Sono diventato molto scaramantico, tipo che mi stringo spesso le palle, che spesso tocco ferro, che non passo se è passato un gatto nero, scanso ogni genere di impalcatura, porto al collo quattro collanine ognuna con poteri particolari, e ho al polso due braccialetti, uno tibetano e l'altro nigeriano, contro gli spiriti maligni.
Che dire, mi ritrovo a scrivere mentre come al solito ascolto un po' di musica, con il cane grosso ai piedi e quello piccolo sulle gambe. Siamo un vero branco, mi sento amato da loro. Il nostro rapporto si è evoluto al punto che ci capiamo al volo. Non per fare il San Francesco della situazione, ma davvero ci parlo, e ci si intende. È lo stesso anche con la gatta, ma tanto non c'è mai, è sempre per i cazzi suoi e torna solo per cena. In aprile le stavano per amputare una gamba, ma ora sta bene e corre anche. Fuori piove, questa estate è stata fino ad ora molto piovosa.
L'università sta andando bene, siamo alla fine e sto già pensando alla tesi. Non è ancora una battaglia conclusa, ma davvero ci siamo quasi. Molti dei dubbi iniziali sul mondo sono rimasti tali. Desideri puerili. Si resta gli stessi di sempre, forse con un po' di cultura in più ma nulla di più, nessuna risposta alle domande importanti, niente di niente. Forse solo più disincantati. Di emozionante resta il rapporto con le persone che ho conosciuto, ma la conquista più grande è stata una ritrovata fiducia in me stesso al punto che qualcuno mi accusa di superbia. Superbia tipica degli eremiti, e io tale sono, questo è il vero motivo. Arroccato quassù in montagna, isolato dal mondo senza tuttavia rinnegarlo, volutamente escluso da ogni tipo di festa (e questa è per me una vera conquista), dove gli unici rumori sono il fruscio del vento e il canto dei grilli, e quando c'è il sole quello delle cicale.  
È forse un'altra forma di egocentrismo, non più dietro a una consolle ad agitare folle con parole create da una miscela di ogni tipo di droga, lontano dalle albe in cui tutti si vogliono bene, dal sesso con chiunque fosse a portata di sesso, forzato dall'abuso di coca e vanità.
Ma non fatevi idee strane, non ho imparato ad ammaestrare orsi e a far comportare decentemente i pagliacci. E l'alba dentro l'imbrunire, l'hai trovata? Macché, credo sia ancora mattina.
Mi accorgo proprio mentre sto scrivendo di avere un tono più pacato, lontano da quelle forzature retoriche che spesso mi sono state care. Sarà che sta scrivendo quella parte di me abbastanza stabile, sincera, ma allo stesso tempo volutamente disonesta. Mentre l'altra parte, quella maledetta, riposa dolcemente in attesa di essere desta nei momenti meno opportuni.
Ora c'è da parlare d'amore, di lavoro e di amicizia, magari di futuro.

Andiamo avanti. La scalmanata ricerca di un maestro si è forse conclusa con l'aspra consapevolezza che si deve semplicemente essere maestri di se stessi? Perduti come lo siamo in molti, ci salveremo ascoltando non le voci esterne, ma quella flebile voce che viene da noi stessi? La voce della pazzia, dei matti, degli squilibrati annebbiati. Ma va filtrata. E come la si filtra? Si è noi stessi costruttori del filtro o lo è la vita? Il filtro s'ingrossa con gli anni? Ciò che ci trascende modifica ciò che è immanente? C'è davvero differenza? C'è davvero un dentro e un fuori? Cosa dici? Chi? Te, cosa vai dicendo? Dici a me? Sì! Sennò chi? Chi? Ora vai. Volevo dire una cosa ma tralasciamo certi discorsi poggiati sul nulla, parliamo di cose a cui possiamo dare risposta, o magari proviamo solo ad abbozzarne una, parliamo di cose che sperimentiamo ogni giorno. Parliamo di quelle relazioni che costituiscono l'essere che noi stessi siamo. Ancora? Guarda che ti incarti, lascia correre, fidati.
È giunto il momento di parlare d'amore. Parola che forse non vuol dire nulla, tutte le volte che parlo d'amore con la mia ragazza si finisce sempre a litigare. Cos'è l'amore? Un tizio molto paranoico dal quale andai a cena prima dell'incidente in macchina, sosteneva che l'amore era rispetto. Ma se il rispetto prende il posto dell'amore, cosa prende il posto del rispetto? Che cazzo di risposta a bischero era? Sapreste darmi la vostra personale definizione di amore? Io no.
L'ho chiesto anche a un'altra persona, la quale ha risposto: l'amore è volersi bene. Ma porco cane non torna ancora, è nuovamente una sostituzione. Allora l'ho chiesto ai miei cani. La Tea mi ha detto che se si mette a problema l'amore, non si è innamorati, che l'amore è uno stato d'animo condiviso da due persone, una sorta di mantello invisibile che avvolge due corpi e li rende immuni da ogni germe e battere, anche dalle pulci e dalle zecche. Senza saperne nulla si ama e si viene amati e non ci si pone neanche il problema. Dunque la messa a problema ne indica l'assenza, e anche lo richiama rendendoci consapevoli che l'amore esiste davvero. Vattelappesca. Son discorsi della Tea, diamogli il giusto peso. Oliver annuiva, d'accordo col pensiero della sorella. 
Comunque sono ancora fidanzato nonostante tutto, nonostante la pausa di riflessione di aprile. Ho dormito a casa di amici a Firenze e un po' dalla mamma, che la sera mi rimboccava le coperte e la mattina mi portava il caffè a letto. La tentazione di scopare altre ragazze è stata fortissima, in particolare mi ero fissato con una mia compagna di università e l'ho anche invitata a cena, ma mi ha detto di no. E non sono andato oltre, cioè non ho insistito. È stata la scarsa volontà di concludere una storia che penso abbia ancora qualcosa da dare ad entrambi. Cinque anni di fidanzamento non sono un giorno, certo sembrerà un truismo, ma di cose insieme ne abbiamo fatte tante, diciamo tutte. Si è anche tagliata i capelli corti a caschetto, e se li è scuriti, sembra più giovane e fresca, quella sua pelle olivastra e quei suoi occhi chiari, ultimamente sanno di nuovo. La trovo più bella del solito, anche più serena. Penso che se un giorno ci si dovesse lasciare per davvero, sarebbe una cosa strana. Tipo che è un altro filtro che ti permette di capire meglio il mondo. Forse mi troverei un po' ebete, lo stesso, credo, anche per lei. Ma non lo so, in realtà non si sa quasi nulla del domani. Ora basta con questa storia dei filtri e del capire, del domani, dei discorsi a cazzo di cane e tutto il resto. Sono fuori allenamento, non vedo dove voglio andare a parare. Probabilmente adesso attaccherò a dire che la mia scelta è stata errata. Dai diciassette ai ventitré anni ho scritto parecchio, tutta roba di merda come scrivo io, ma comunque ero in allenamento. E poi ganzo che scrivevo sia racconti che poesie, così come mi venivano. Ora mi viene abbastanza poco, certo a volte mi faccio in testa il filmino di certe storie simpatiche e allora me lo gusto e mi ci diverto, ma mi si presenta una certa fatica a trascriverle. Ho un taccuino rosso sempre con me sul quale però annoto cose che sono più immagini, tipo quadri, anche paesaggistici, tre parole e via, senza congiunzioni e articoli.
I guerrieri della notte, quelli che comunque vada portano a casa qualcosa. E della scelta volevo dire che ho incominciato con l'università per migliorarmi nella scrittura, e in parte credo che sia anche andata bene. Ma in pratica sono tre anni pieni che il tempo libero lo passo a studiare. Esco da lavorare e mi metto sui libri, di mio, così a flusso come mi piace a me, scrivo poco.
Tuttavia, proprio nei primi tre mesi di università ho scritto una sessantina di pagine, un unico corpo. Ero particolarmente ispirato perché rigonfio di stress. La storia di uno che esce e poi non torna più, s'intitola: l'astronauta perduto. All'inizio ero eccitato e volevo mandarlo a giro, ma poi è rimasto lì, stampato e rilegato con spirale e copertina trasparente, e cartoncino dietro, blu. Che poi sarebbe ambientato in quest'epoca in cui sto scrivendo ora, proprio questi giorni, mi sembra, bisogna lo rilegga. Se un giorno lo pubblico ve lo consiglio, una di quelle cose belle perché particolarmente brutte. 
E quello? Quello che comunque vada ti fa girare i coglioni? Quello che c'è sempre, un fenomeno che vuol fare un bel gol di rovesciata al novantesimo minuto e lasciare tutti di stucco. Ne ho incontrati tre, tremendi e codardi, incapaci di scontro, nessuno è mai arrivato al confronto fisico perché consapevole di soccombere. Lontani dal maestro, diffidate dai segnali, ciò che è mio è mio.
Non voglio star qui a sputtanare nessuno, anche in questo vi sono superiore. Gli occhi mi fanno capire se son stato pensato, e se rientri in quell'insieme di persone che ritengo barbare, quindi pericolose, comunque da tenere lontane, allora non hai scampo, ti inseguo fino a Bisanzio e poi torniamo insieme, anche in pullman mi va bene, tu seduto per terra a strusciare, io il creatore di tutti i tuoi problemi, di quelli che non risistemi al volo, seduti di tutta forza in un luogo del tuo intelletto al limite con la pazzia, attenzione al fatto che ti sentirai sotto anestesia, e ormai sarà diventato l'ordinario, il confine è labile tra ragione e follia, attenzione attenzione, sì sì è codesta che senti adesso, che ti sale dappertutto: è la paura che fa diventare matti.
Detestatemi per l'incoerenza, mi lascio trasportare dalla musica senza seguire lo schema dell'inizio.
Chiuderei la questione relativa all'amore, che se poi ho le corna giuro che m'ammazzo, proprio voglio fare una morte plateale da turbare tutti i bambini del Mugello. No, non mi ammazzo, proprio no, dal patrimonio familiare ho ereditato una certa protezione dal fondo della fossa. Qualcosa mi invento. Comunque se dovesse avere un altro sarebbe una cosa brutta, magari non è nessuno di quei tre che ho in mente, quelli ai quai ho rivolto le parole sopra. Cornuto no, cazzo no. Potrebbe essere anche una certa risposta plausibile alla scarsa quantità di sesso nel nostro rapporto. Comunque un po' fissato, come lei dice che io sia, è facile sia anche vero. 
Toglietevi la giubba, accendete tutte le luci, sedetevi tutti. É stato rubato il mantello del redentore, questa è la pistola, si spari il colpevole. Un uomo si alzò, era basso e brutto, tutto biondo, coi capelli lunghi e la barba. Poi guarda tutti e dice che sì, è vero. Si accende anche l'ultima luce al neon che aveva provato ad accendersi in solitudine, senza che nessuno se ne fosse accorto, ma la sua luce è debole. Prende la pistola e la lucida, e poi la riguarda. La punta in alto, aprendo in maniera storta la bocca se la batte sui denti. Tremante ma con coraggio, un vero uomo con le palle. Poi gli occhi fermi puntati verso il cielo, nessuna goccia di sudore ma tanto tremore, il muscolo del braccio si gonfia lentamente poi il dito rilascia la sua energia nel grilletto. Eccolo là, disteso e ancora tremante, gli altri tutti che fanno cenno di sì con la testa. Tutti ancora seduti, senza giubbe,con quella luce che poi s'è spenta col botto della pistola, e il cervello e il sangue là attorno, vicino un po' a tutti, sangue col suo odore, proprio tanto, anche sul tuo volto. Sì, sangue sul tuo volto che mi hai seguito in questo peregrino peregrinare, io ho una grandissima stima di te, tu hai resistito, ardito sei, degno della migliore stima, un altro stimato tra gli stimati. Io dico che sarete in tre o forse quattro, e vi stringerei volentieri la mano a tutti. Per carità non diciamo niente di chi ha abbandonato l'impresa prima del tempo, ma solo voi siete pronti, lettori virtuosi e prestanti: abbandonano gli ammalati. Adesso andiamo a seppellire il corpo nella neve, al resto ci peseranno i lupi.
Che cambio repentino di stato d'animo, brutto che me ne sono accorto troppo presto. Interessantissimo sarebbe stato leggere l'incastro, come si sfumano e si declinano emozioni opposte e per un poco contrapposte, con la storia della memoria e tutto quanto. La musica riesce ad influire in maniera micidiale sull'umore e dunque cambia il ritmo al nostro corpo, lo scambio di due generi musicalmente opposti conduce a degli scompensi, la necessità di sbadigliare e di respirare forte, di guardare alla resa.
Perché c'è successo tutto questo? Perché non abbiamo cenato insieme? Tuona da dietro la collina, oscuri presagi raccomandano a stare cauti, calma. Respiro con profondità, abbiamo perso il controllo della situazione. Inutile agitarsi sterilmente e fare cose a caso o incomplete. Tipo un riso freddo senza maionese, non vale nulla. Come una pipa senza ingoio. Scusatemi. Fermati Satanasso, risparmiati per domani. Poi tiro le somme. Si dice che va tutto bene, che le api quest'anno hanno fatto meno miele, che i cani stanno bene, che l'amicizia va alla grande, davvero sono circondati da degli ottimati. E allora perché mi ritrovo a scrivere con tanta foga? Perché tanta necessità di muovere le mani in coordinazione con i pensieri? Tutte le volte che scrivo, qualcosa è nell'aria. I moti rivoluzionari.
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Sono passati almeno dieci giorni dalla stesura della prima parte, quella che avete appena letto.
Oggi ho scritto tipo una poesia, l'ho messa sul blog.
L'inferno è veramente lastricato di buone intenzioni. La buona intenzione era quella di scrivere una riflessione coerente relativa all'approdo ai ventisei.
Ci sarebbero tante cose belle da dire, molte da inventare. Domani vado al mare con la mia ragazza, ho voglia di mettere le palle a mollo nell'acqua salata e di stare un po' con lei. Va bbastanza bene, solite paranoie che abbia un altro. Anche oggi ho corso mezz'ora.
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Il Mela aveva ragione quando diceva che le donne o volano o erano troie. Lo comprendo ora. Rientro anticipato dal mare dopo che ho ascoltato di nascosto una sua telefonata, non si è scomposta più di tanto, io neanche. È andata come non avrei voluto. Non posso combattere, sarebbe una lotta impari: ama unA donna. Ventisei è un punto di partenza verso una meta ignota. I cani stanno con me.

Commenti

  1. Io ho letto tutto d'un fiato! Sei nato il 12 Settembre? Io il 17 dello stesso mese! Ecco, ora, dato che sei scaramantico ti starai toccando le palle dato che molti percepiscono sfiga in questo numero :D CI STA! Scrivi bene, che magari sembra banale. Ma scrivi davvero in modo scorrevole; una sorta di flusso di coscienza ma chiaro, con qualche salto di palo in frasca molto comprensibile! A me tutto questo racconto mi ha appassionato! Come procedono questi 26 anni?

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  2. Salve, sono nato il ventisei di luglio, per essere precisi, leone ascendente leone, se ti interessa. E poi no, non sono scaramantico, anzi.
    Sì, secondo me scorre abbastanza, nulla di particolare, talvolta banale, parecchie cazzate. Sono contento che ti abbia appassionato, anche perchè mi pare che tu sia una delle poche, magari l'unica. Per ora procedono bene, grazie del pensiero. cia

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