26.
Sembra diventato un rituale, il punto della situazione lo faccio sempre il giorno del mio compleanno. Dal rito un giorno nascerà un mito, e via verso nuovi riti pronti per essere mitizzati.
Avvenimenti degni di nota ce ne sono stati molti, basti pensare che per ben tre volte sono scampato alla morte. Per il resto
tutto bene, normale amministrazione di una vita simile a molte altre.
Appena computi venticinque anni, era agosto, mi trovavo a giro con i
cani, in una di quelle mie solite passeggiate nelle quali cerco di
spegnere la mente per abbandonarmi alla ricerca di qualcosa che, in
verità, non so cosa sia. Faccio per raccogliere un legno da tirare
ai cani e, come lo tocco, una vipera mi morde il braccio. Vien da sé
che ho fatto una corsa in macchina fino all'ospedale, dove mi hanno
detto che rischiavo di restarci secco. Altrimenti non ci sarei
andato, lo pensai ma non lo dissi al dottore. Può capitare. In
ottobre il tetto della mia casa ha preso fuoco mentre dormivamo,
perché i mie vicini hanno fatto una stufa artigianale che ora non
sto a spiegare, alle tre di notte siamo stati svegliati dai cani che
abbaiavano come pazzi. Poi sono arrivati i pompieri e hanno spento
tutto. La casa è stata inagibile per due settimane durante le quali
ho dormito da mia mamma. È passato molto tempo e c'è ancora puzzo
di bruciato. I pompieri ci dissero che era andata bene, potevamo
morire nel sonno e chi s'era visto s'era visto. E quegli stupidi dei
miei vicini non hanno battuto ciglio, manco ci hanno offerto una
cena. Mentre i muratori facevano i lavori e imbiancavano, sembrava
che ci stessero facendo un favore, una sorta di regalo, leggevo negli
occhi dei vicini, appunto, un forte disappunto. Sono uno che porta
rancore, non ho resistito al desiderio di graffiargli la macchina con
le chiavi. Ho goduto. In dicembre stavo andando a Pisa a portare mio
fratello all'aeroporto e un tamarro con una Golf di merda ci ha
tamponati. Mi sono svegliato in ospedale. Macchina distrutta, mio
fratello con un braccio rotto e io con un trauma cranico. Tutti a
dire che ero un miracolato, che Dio voleva tenermi in vita perché
ero destinato a fare grandi cose. Ma di quelle grandi cose alle quali
avrei dovuto essere destinato, per ora, non ce n'è stata traccia.
Questo è il quadro iniziale giusto per farvi capire
alcune cose importanti. Sono diventato molto scaramantico, tipo che
mi stringo spesso le palle, che spesso tocco ferro, che non passo se
è passato un gatto nero, scanso ogni genere di impalcatura, porto al
collo quattro collanine ognuna con poteri particolari, e ho al polso
due braccialetti, uno tibetano e l'altro nigeriano, contro gli
spiriti maligni.
Che dire, mi ritrovo a scrivere mentre come al solito
ascolto un po' di musica, con il cane grosso ai piedi e quello
piccolo sulle gambe. Siamo un vero branco, mi sento amato da loro. Il
nostro rapporto si è evoluto al punto che ci capiamo al volo. Non
per fare il San Francesco della situazione, ma davvero ci parlo, e ci
si intende. È lo stesso anche con la gatta, ma tanto non c'è mai, è
sempre per i cazzi suoi e torna solo per cena. In aprile le stavano
per amputare una gamba, ma ora sta bene e corre anche. Fuori piove,
questa estate è stata fino ad ora molto piovosa.
L'università sta andando bene, siamo alla fine e sto
già pensando alla tesi. Non è ancora una battaglia conclusa, ma
davvero ci siamo quasi. Molti dei dubbi iniziali sul mondo sono
rimasti tali. Desideri puerili. Si resta gli
stessi di sempre, forse con un po' di cultura in più ma nulla di
più, nessuna risposta alle domande importanti, niente di niente.
Forse solo più disincantati. Di emozionante resta il rapporto con le
persone che ho conosciuto, ma la conquista più grande è stata una
ritrovata fiducia in me stesso al punto che qualcuno mi accusa di
superbia. Superbia tipica degli eremiti, e io tale sono, questo è il
vero motivo. Arroccato quassù in montagna, isolato dal mondo senza
tuttavia rinnegarlo, volutamente escluso da ogni tipo di festa (e
questa è per me una vera conquista), dove gli unici rumori sono il
fruscio del vento e il canto dei grilli, e quando c'è il sole quello
delle cicale.
È forse un'altra forma di egocentrismo, non più dietro
a una consolle ad agitare folle con parole create da una miscela di
ogni tipo di droga, lontano dalle albe in cui tutti si vogliono bene,
dal sesso con chiunque fosse a portata di sesso, forzato dall'abuso
di coca e vanità.
Ma non fatevi idee strane, non ho imparato ad
ammaestrare orsi e a far comportare decentemente i pagliacci. E
l'alba dentro l'imbrunire, l'hai trovata? Macché, credo sia ancora
mattina.
Mi accorgo proprio mentre sto scrivendo di avere un tono
più pacato, lontano da quelle forzature retoriche che spesso mi sono
state care. Sarà che sta scrivendo quella parte di me abbastanza
stabile, sincera, ma allo stesso tempo volutamente disonesta. Mentre
l'altra parte, quella maledetta, riposa dolcemente in attesa di
essere desta nei momenti meno opportuni.
Ora c'è da parlare d'amore, di lavoro e di amicizia,
magari di futuro.
Andiamo avanti. La scalmanata ricerca di un maestro si è forse conclusa con l'aspra consapevolezza che si deve semplicemente essere maestri di se stessi? Perduti come lo siamo in molti, ci salveremo ascoltando non le voci esterne, ma quella flebile voce che viene da noi stessi? La voce della pazzia, dei matti, degli squilibrati annebbiati. Ma va filtrata. E come la si filtra? Si è noi stessi costruttori del filtro o lo è la vita? Il filtro s'ingrossa con gli anni? Ciò che ci trascende modifica ciò che è immanente? C'è davvero differenza? C'è davvero un dentro e un fuori? Cosa dici? Chi? Te, cosa vai dicendo? Dici a me? Sì! Sennò chi? Chi? Ora vai. Volevo dire una cosa ma tralasciamo certi discorsi poggiati sul nulla, parliamo di cose a cui possiamo dare risposta, o magari proviamo solo ad abbozzarne una, parliamo di cose che sperimentiamo ogni giorno. Parliamo di quelle relazioni che costituiscono l'essere che noi stessi siamo. Ancora? Guarda che ti incarti, lascia correre, fidati.
È giunto il momento di parlare d'amore. Parola che
forse non vuol dire nulla, tutte le volte che parlo d'amore con la
mia ragazza si finisce sempre a litigare. Cos'è l'amore? Un tizio
molto paranoico dal quale andai a cena prima dell'incidente in
macchina, sosteneva che l'amore era rispetto. Ma se il rispetto
prende il posto dell'amore, cosa prende il posto del rispetto? Che
cazzo di risposta a bischero era? Sapreste darmi la vostra personale
definizione di amore? Io no.
L'ho chiesto anche a un'altra persona, la quale ha
risposto: l'amore è volersi bene. Ma porco cane non torna ancora, è
nuovamente una sostituzione. Allora l'ho chiesto ai miei cani. La Tea
mi ha detto che se si mette a problema l'amore, non si è innamorati,
che l'amore è uno stato d'animo condiviso da due persone, una sorta
di mantello invisibile che avvolge due corpi e li rende immuni da
ogni germe e battere, anche dalle pulci e dalle zecche. Senza saperne
nulla si ama e si viene amati e non ci si pone neanche il problema.
Dunque la messa a problema ne indica l'assenza, e anche lo richiama rendendoci consapevoli che l'amore esiste davvero. Vattelappesca. Son discorsi
della Tea, diamogli il giusto peso. Oliver annuiva, d'accordo col
pensiero della sorella.
Comunque sono ancora fidanzato nonostante tutto,
nonostante la pausa di riflessione di aprile. Ho dormito a casa di
amici a Firenze e un po' dalla mamma, che la sera mi rimboccava le
coperte e la mattina mi portava il caffè a letto. La tentazione di
scopare altre ragazze è stata fortissima, in particolare mi ero
fissato con una mia compagna di università e l'ho anche invitata a
cena, ma mi ha detto di no. E non sono andato oltre, cioè non ho
insistito. È stata la scarsa volontà di concludere una storia che
penso abbia ancora qualcosa da dare ad entrambi. Cinque anni di
fidanzamento non sono un giorno, certo sembrerà un truismo, ma di
cose insieme ne abbiamo fatte tante, diciamo tutte. Si è anche
tagliata i capelli corti a caschetto, e se li è scuriti, sembra più
giovane e fresca, quella sua pelle olivastra e quei suoi occhi
chiari, ultimamente sanno di nuovo. La trovo più bella del solito,
anche più serena. Penso che se un giorno ci si dovesse lasciare per
davvero, sarebbe una cosa strana. Tipo che è un altro filtro che ti
permette di capire meglio il mondo. Forse mi troverei un po' ebete,
lo stesso, credo, anche per lei. Ma non lo so, in realtà non si sa
quasi nulla del domani. Ora basta con questa storia dei filtri e del
capire, del domani, dei discorsi a cazzo di cane e tutto il resto.
Sono fuori allenamento, non vedo dove voglio andare a parare.
Probabilmente adesso attaccherò a dire che la mia scelta è stata
errata. Dai diciassette ai ventitré anni ho scritto parecchio, tutta
roba di merda come scrivo io, ma comunque ero in allenamento. E poi
ganzo che scrivevo sia racconti che poesie, così come mi venivano.
Ora mi viene abbastanza poco, certo a volte mi faccio in testa il
filmino di certe storie simpatiche e allora me lo gusto e mi ci
diverto, ma mi si presenta una certa fatica a trascriverle. Ho un
taccuino rosso sempre con me sul quale però annoto cose che sono più
immagini, tipo quadri, anche paesaggistici, tre parole e via, senza
congiunzioni e articoli.
I guerrieri della notte, quelli che comunque vada
portano a casa qualcosa. E della scelta volevo dire che ho
incominciato con l'università per migliorarmi nella scrittura, e in
parte credo che sia anche andata bene. Ma in pratica sono tre anni
pieni che il tempo libero lo passo a studiare. Esco da lavorare e mi
metto sui libri, di mio, così a flusso come mi piace a me, scrivo
poco.
Tuttavia, proprio nei primi tre mesi di università ho
scritto una sessantina di pagine, un unico corpo. Ero particolarmente
ispirato perché rigonfio di stress. La storia di uno che esce e poi
non torna più, s'intitola: l'astronauta perduto. All'inizio ero
eccitato e volevo mandarlo a giro, ma poi è rimasto lì, stampato e
rilegato con spirale e copertina trasparente, e cartoncino dietro,
blu. Che poi sarebbe ambientato in quest'epoca in cui sto scrivendo
ora, proprio questi giorni, mi sembra, bisogna lo rilegga. Se un
giorno lo pubblico ve lo consiglio, una di quelle cose belle perché
particolarmente brutte.
E quello? Quello che comunque vada ti fa girare i
coglioni? Quello che c'è sempre, un fenomeno che vuol fare un bel
gol di rovesciata al novantesimo minuto e lasciare tutti di stucco.
Ne ho incontrati tre, tremendi e codardi, incapaci di scontro,
nessuno è mai arrivato al confronto fisico perché consapevole di
soccombere. Lontani dal maestro, diffidate dai segnali, ciò che è
mio è mio.
Non voglio star qui a sputtanare nessuno, anche in
questo vi sono superiore. Gli occhi mi fanno capire se son stato
pensato, e se rientri in quell'insieme di persone che ritengo
barbare, quindi pericolose, comunque da tenere lontane, allora non
hai scampo, ti inseguo fino a Bisanzio e poi torniamo insieme, anche
in pullman mi va bene, tu seduto per terra a strusciare, io il
creatore di tutti i tuoi problemi, di quelli che non risistemi al
volo, seduti di tutta forza in un luogo del tuo intelletto al limite
con la pazzia, attenzione al fatto che ti sentirai sotto anestesia, e
ormai sarà diventato l'ordinario, il confine è labile tra ragione e
follia, attenzione attenzione, sì sì è codesta che senti adesso,
che ti sale dappertutto: è la paura che fa diventare matti.
Detestatemi per l'incoerenza, mi lascio trasportare
dalla musica senza seguire lo schema dell'inizio.
Chiuderei la questione relativa all'amore, che se poi ho
le corna giuro che m'ammazzo, proprio voglio fare una morte plateale
da turbare tutti i bambini del Mugello. No, non mi ammazzo, proprio
no, dal patrimonio familiare ho ereditato una certa protezione dal
fondo della fossa. Qualcosa mi invento. Comunque se dovesse avere un
altro sarebbe una cosa brutta, magari non è nessuno di quei tre che
ho in mente, quelli ai quai ho rivolto le parole sopra. Cornuto no,
cazzo no. Potrebbe essere anche una certa risposta plausibile alla
scarsa quantità di sesso nel nostro rapporto. Comunque un po'
fissato, come lei dice che io sia, è facile sia anche vero.
Toglietevi la giubba, accendete tutte le luci, sedetevi
tutti. É stato rubato il mantello del redentore, questa è la
pistola, si spari il colpevole. Un uomo si alzò, era basso e brutto,
tutto biondo, coi capelli lunghi e la barba. Poi guarda tutti e dice
che sì, è vero. Si accende anche l'ultima luce al neon che aveva
provato ad accendersi in solitudine, senza che nessuno se ne fosse
accorto, ma la sua luce è debole. Prende la pistola e la lucida, e
poi la riguarda. La punta in alto, aprendo in maniera storta la bocca
se la batte sui denti. Tremante ma con coraggio, un vero uomo con le
palle. Poi gli occhi fermi puntati verso il cielo, nessuna goccia di
sudore ma tanto tremore, il muscolo del braccio si gonfia lentamente
poi il dito rilascia la sua energia nel grilletto. Eccolo là,
disteso e ancora tremante, gli altri tutti che fanno cenno di sì con
la testa. Tutti ancora seduti, senza giubbe,con quella luce che poi
s'è spenta col botto della pistola, e il cervello e il sangue là
attorno, vicino un po' a tutti, sangue col suo odore, proprio tanto,
anche sul tuo volto. Sì, sangue sul tuo volto che mi hai seguito in
questo peregrino peregrinare, io ho una grandissima stima di te, tu
hai resistito, ardito sei, degno della migliore stima, un altro
stimato tra gli stimati. Io dico che sarete in tre o forse quattro, e
vi stringerei volentieri la mano a tutti. Per carità non diciamo
niente di chi ha abbandonato l'impresa prima del tempo, ma solo voi
siete pronti, lettori virtuosi e prestanti: abbandonano gli ammalati.
Adesso andiamo a seppellire il corpo nella neve, al resto ci
peseranno i lupi.
Che cambio repentino di stato d'animo, brutto che me ne
sono accorto troppo presto. Interessantissimo sarebbe stato leggere
l'incastro, come si sfumano e si declinano emozioni opposte e per un
poco contrapposte, con la storia della memoria e tutto quanto. La
musica riesce ad influire in maniera micidiale sull'umore e dunque
cambia il ritmo al nostro corpo, lo scambio di due generi
musicalmente opposti conduce a degli scompensi, la necessità di
sbadigliare e di respirare forte, di guardare alla resa.
Perché c'è successo tutto questo? Perché non abbiamo
cenato insieme? Tuona da dietro la collina, oscuri presagi
raccomandano a stare cauti, calma. Respiro con profondità, abbiamo
perso il controllo della situazione. Inutile agitarsi sterilmente e
fare cose a caso o incomplete. Tipo un riso freddo senza maionese,
non vale nulla. Come una pipa senza ingoio. Scusatemi. Fermati
Satanasso, risparmiati per domani. Poi tiro le somme. Si dice che va
tutto bene, che le api quest'anno hanno fatto meno miele, che i cani
stanno bene, che l'amicizia va alla grande, davvero sono circondati
da degli ottimati. E allora perché mi ritrovo a scrivere con tanta
foga? Perché tanta necessità di muovere le mani in coordinazione
con i pensieri? Tutte le volte che scrivo, qualcosa è nell'aria. I
moti rivoluzionari.
#
Sono passati almeno dieci giorni dalla stesura della
prima parte, quella che avete appena letto.
Oggi ho scritto tipo una poesia, l'ho messa sul
blog.
L'inferno è veramente lastricato di buone intenzioni.
La buona intenzione era quella di scrivere una riflessione coerente
relativa all'approdo ai ventisei.
Ci sarebbero tante cose belle da dire, molte da
inventare. Domani vado al mare con la mia ragazza, ho voglia di
mettere le palle a mollo nell'acqua salata e di stare un po' con lei.
Va bbastanza bene, solite paranoie che abbia un altro.
Anche oggi ho corso mezz'ora.#
Il Mela aveva ragione quando diceva che le donne o volano o erano troie. Lo comprendo ora. Rientro anticipato dal mare dopo che ho ascoltato di nascosto una sua telefonata, non si è scomposta più di tanto, io neanche. È andata come non avrei voluto. Non posso combattere, sarebbe una lotta impari: ama unA donna. Ventisei è un punto di partenza verso una meta ignota. I cani stanno con me.
Io ho letto tutto d'un fiato! Sei nato il 12 Settembre? Io il 17 dello stesso mese! Ecco, ora, dato che sei scaramantico ti starai toccando le palle dato che molti percepiscono sfiga in questo numero :D CI STA! Scrivi bene, che magari sembra banale. Ma scrivi davvero in modo scorrevole; una sorta di flusso di coscienza ma chiaro, con qualche salto di palo in frasca molto comprensibile! A me tutto questo racconto mi ha appassionato! Come procedono questi 26 anni?
RispondiEliminaSalve, sono nato il ventisei di luglio, per essere precisi, leone ascendente leone, se ti interessa. E poi no, non sono scaramantico, anzi.
RispondiEliminaSì, secondo me scorre abbastanza, nulla di particolare, talvolta banale, parecchie cazzate. Sono contento che ti abbia appassionato, anche perchè mi pare che tu sia una delle poche, magari l'unica. Per ora procedono bene, grazie del pensiero. cia