1. Il mio regno non è di questo mondo
Sulla curiosa incoronazione dell'altro
giorno parlarono in molti ma nessuno, di fatto, giunse a conclusioni
divertenti da esporre adesso.
Dall'esterno talvolta sembra di vedere
il mondo intero, il mondo senza l'io ha un aspetto strano,
inconsueto, quasi mistico.
E passa poi tutto rapidamente, l'io
torna ad essere il centro del mondo, e un po' ti rincuori perché
tutto è com'è sempre stato, tutto è nell'ordinario.
Vorrei provare a scrivere in terza
persona ma ho paura.
Provò a scrivere in terza persona
anche una persona che conosco, e ne rimase incantata al punto di non
toglierselo più dalla testa.
E tipo dice: «Lei (riferito a sé) quest'anno ha voglia di andare al mare, e il figlio ha bisogno di una macchina nuova. Ma l'una o l'altra cosa: dovrà scegliere!».
E tipo dice: «Lei (riferito a sé) quest'anno ha voglia di andare al mare, e il figlio ha bisogno di una macchina nuova. Ma l'una o l'altra cosa: dovrà scegliere!».
Quando
la sento parlare resto sempre un po' irrequieto.
Penso che oltre ad avere una concezione strana del mondo, l'abbia a maggior ragione di se stessa.
Penso che oltre ad avere una concezione strana del mondo, l'abbia a maggior ragione di se stessa.
Storie
di vita, si fa per parlare, però ecco, vorrei essere per un giorno
quella signora che parla di sé in terza persona, provare un giorno a
fare come lei, e registrare tutto ciò che accade, per poi rinsavire
dopo una dormita.
Ma
è un gioco dal quale non si torna indietro, c'è da fare un percorso
di deambulazione con degli esperti e dei santoni, e poi forse si
torna apposto. Non ho esperienza e non ho mai sentito dire in giro di
qualcuno che sia tornato da quello stato e ne abbia poi narrato le
emozioni, son curioso di sapere che sensazione si ha di se stessi e
del mondo in un mondo che è vissuto da un altro, o nelle vesti di un
altro che non si è.
Comunque
se rivedo la Corinna glielo dico: «Ma lei chi? Lei cosa?».
Corinna si chiama la donna di cui sto parlando, diamo almeno un nome unico a questa doppia entità.
Corinna si chiama la donna di cui sto parlando, diamo almeno un nome unico a questa doppia entità.
La
Corinna viene a fare la spesa da me in bottega e avrà quasi
settant'anni o giù di lì, diciamo che ne ha sessanta e qualcosa,
giusto per non farle un torto, che magari s'impermalosisce. Sempre
ben curata, pulita, tonica e di buona corporatura; amici la
definirebbero chiavabile.
A
volte mi fa:« Mi dai... tre agli per la Corinna, dei cetrioli,
diciamo due, un Napisan Plus (ciò mi fa pensare che di notte si
pisci addosso o abbia delle perdite al punto da dover disinfettare le
lenzuola), uno yogurt magro e tre kiwi, che la fanno andare
d'intestino alla Corinna».
Capite,
tutto questo per la Corinna, che ho davanti ma che allo stesso tempo
non è lì; fluttua nell'aria un corpo mistico di Corinna, l'ho
davanti in carne e ossa, con quel suo tony grigio con la scritta
«danza» sul culo, ma si vede che lei non ci si riconosce, o non sa
di esserlo, o che ne so cosa pensa.
So
solo che da giovane scrisse un libro dal titolo "Santi
e Santini", in terza
persona, e non ne è più uscita. Suppongo sia pazza.
La saluto dicendo: «porta i miei saluti a Corinna», e lei risponde sempre: «presenterò». Così che io me la figuro che rientra in casa, chiude la porta e dice: «Ti saluta Andrea, il figlio del bottegaio, quello in piazza dei giardini». Magari qualcuno risponde davvero, o magari continua lei: «tanto bravo quel ragazzo, salutamelo».
La saluto dicendo: «porta i miei saluti a Corinna», e lei risponde sempre: «presenterò». Così che io me la figuro che rientra in casa, chiude la porta e dice: «Ti saluta Andrea, il figlio del bottegaio, quello in piazza dei giardini». Magari qualcuno risponde davvero, o magari continua lei: «tanto bravo quel ragazzo, salutamelo».
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