I distratti
Distratti i quattro distratti dal biancore
intermittente,
lungo strade di corallo ancora intonso,
che poi, detto tra noi, quello non è
nemmeno così rosso.
Non gli s'è sciaguattata addosso la
marea di mille anni:
è un corallo cresciuto ramengo tra le
vette della montagna più alta che conosci,
tra il freddo,
tra il biancore del ghiacci assolati da
un sole vicino, quasi stretto,
tra aria pungete sferzata dal vento.
Proprio là,
dove si osservano i pascoli lontani
e l'incresparsi dell'erba dal verde più
acceso che conosci ti fa venire il dubbio che quel verde sia il vero
verde, e che quel verdino di merda che ti ritrovi in giardino sia
solo il più pallido del suo darsi, una partecipazione per sbieco.
A dire il vero, andrebbe riformulato
tutto:
distratti i distratti dal biancore
intermittente,
lungo strade di pietra bagnata dalla
pioggia della notte,
mentre adesso c'è del sole ed è
mattino,
e ci sono le pozzanghere,
che un bambino con un guscio di noce ci
passerebbe un pomeriggio a divertirsi con la sua barchetta.
Abbiamo capito che le strade non sono
di corallo,
ma fredde e dure,
di marmo.
E quei distratti, che riformulando
potrebbero chiamarsi i sovrappensiero, ovvero quelli con la testa tra
le nuvole, se ne stavano con la testa tra le nuvole per vari motivi.
Che poi, detto tra noi, se la gente ti
vede con la testa tra le nuvole ti chiama distratto o sovrappensiero.
Parecchia gente è distratta.
Quei distratti di cui parlavamo al
principio di questo scritto erano distratti per quattro motivi che mi
appesto rapidamente ad elencare:
ora, ad esser sinceri, non me li
ricordo,
non mi sovviene,
ma mi sovvien l'eterno,
e il suon di Lei.
Lei che è vestita di clorofilla,
e ce l'ho immortalata nella pupilla,
mentre si dà il mascara nel bagno di un bar dell'autostrada che
puzza di piscio. L'autogrill tra Firenze e Bologna, in quella notte
senza stelle, che avevi il gesso alla mano destra e la mattina ti eri
sparato un segone di mancino. Quella sera che lei si truccava e tu la
guardavi con un dubbio in testa: chi dei due ha sbagliato bagno?
Poi la mano ti faceva male, e quella
era una donna sola all'apparenza, te ne accorgi quando il suo braccio
e la sua mano scivolano giù da quel suo corpo sinuoso dalle tette
immense, e ancora con il mascara tenuto come una penna è tenuta in
mano da una sexy professoressa, si stringe il pacco tra le gambe,
quel pacco che non avevi notato e che non è più grosso del tuo,
sicuro come la risurrezione di Cristo salvatore, e ti dice: vuoi essere
il primo?
Al che mi sciacquai il viso come può
sciacquarsi il viso uno col gesso, impacciato come la prima volta che
ti metti un preservativo mentre ti tremano le mani, che il terremoto
è iniziato, che poi nulla sarà più come prima. Sto bene così,
grazie- risposi lei dopo averci pensato per almeno novanta secondi
mentre i neon del bagno lampeggiavano e l'acqua aveva smesso di
scorrere. Poi si accese una sigaretta, mi guardò sorpresa e la
guardai sorpreso. Il marmo del pavimento era lucido da sembrare
molle, qua e là dei pezzetti di carta color carta.
I distratti coi cui abbiamo aperto non
erano quattro ma solo uno, me medesimo. I motivi della distrazione
non erano quattro, ma uno soltanto: lei.
Quel lei/lui con degli occhi troppo
belli, merito delle lenti, sicuro.
Salgo in macchina e inizio a masticare
un bastoncino di liquirizia, visto che ho smesso di fumare. Ma non
sono nervoso, chi cazzo ti ha detto che sono nervoso, ma che cazzo
vuoi?
Penso, non parto, il bastoncino ha
adesso la testa bianchiccia e sembra lo spazzolino da denti di uno
che non l'ha mai cambiato. Come si chiamerà? Parto col dubbio. Il
non sapere mi rende appagato.
Durante il tragitto rutteggio quel
cazzo di giapponese del cazzo. Distratto, sbaglio l'uscita e mi
ritrovo a Frittole, nei boschi, nel verde.
Ho deciso di dormire qui, alle prime
luci dell'alba ritroverò la strada. Poi comincia a piovere,
benedetta la miseria. Ho anche una macchina che non è mia, col
cambio automatico. Alterno un Padre nostro a un om scomposto, un urlo
di disappunto a un segno della croce. Riprendo l'autostrada nella
direzione opposta, ma non in contromano. Sono a casa che è quasi
giorno. Il distratto, distratto mentre tornava da una cena, in un
posto puzzolente ma abbagliante e lampeggiante, distratto da un
essere di cui non so il nome ma che mi ha distratto.
Commenti
Posta un commento